domenica 7 settembre 2014

La rivincita delle rosse


L’altra sera in tv trasmettevano l’ennesima replica del film “La rivincita delle bionde”, che ormai ha una decina d’anni.
Elle Woods è lo stereotipo della ragazza bionda, dedita alla cosmesi e di conseguenza stupida che, per riconquistare il fidanzato che l'ha appena lasciata, lo segue fino ad Harvard, iscrivendosi alla facoltà di giurisprudenza.  Quando approda alla facoltà ed inizia le lezioni tutti la guardano come fosse un marziano. Lei, con i suoi completini fucsia e i suoi taccuini rosa a forma di cuore, non sembra azzeccarci nulla con tutti gli altri che prendono appunti direttamente sul pc portatile. Inizialmente l'unica motivazione di Elle è sentimentale, ma poi la nostra protagonista comincia a prenderci gusto, ad appassionarsi a ciò che sta facendo, e alla fine avrà anche un gran successo, con buona pace del fidanzato (che a quel punto la rivorrebbe, ma lei ormai non ne vuole più sapere e sta con un altro), dimostrando non solo di non essere stupida, ma anzi di essere una dei migliori (e sicuramente migliore di lui).

Io che pur bionda non sono, bensì rossa per scelta, mi ci identifico appieno. Non posso ogni volta non fare un salto indietro di vent’anni e tornare con la mente a quando, nel 1994, mi sono iscritta alla facoltà di Ingegneria. La mia scelta è stata dettata da motivi personali, non ero all'inseguimento di nessun ex, ma per il resto io e la povera Elle Woods abbiamo alcuni punti in comune.

Non so come se la passino oggi le ragazze al Politecnico, suppongo che le donne ormai siano sempre di più e non facciano più notizia, ma ancora vent’anni fa (caspita, sono già passati vent’anni), vi assicuro, la percentuale femminile era ancora bassa e molti maschietti ci guardavano con curiosità. Potrà mai una donna laurearsi in ingegneria? – pareva che si domandassero.

La risposta nel frattempo l’hanno avuta. Perché comunque, a parte tutto, che il Poli fosse un rifugio di nerd brutti e orientati solo alla materia scolastica, non era solo una leggenda metropolitana. Qualcosa di vero c'era. I Patrick Sartoris (intelligenti, studiosi, ma anche belli, mondani e sensibili) non erano sempre la regola. Anzi, devo dire, io sono stata veramente fortunata perché nel mio ramo, - EDILE, - già nel 1994 noi ragazze eravamo il 20% e gli altri 80% erano ragazzi solitamente interessanti, curiosi e assetati di cultura con cui era un piacere chiacchierare, e se anni dopo è nato il mio Patrick è solo grazie a loro. Ma Ingegneria Edile era una facoltà che prevedeva anche materie umanistiche, quali la storia dell’architettura, dell’arte e dell’urbanistica, l’analisi del territorio. Insomma, cose che avevano attinenza col reale e con la dialettica, e che non erano solo numeri. I miei compagni maschi erano appunto ragazzi che amavano anche la lettura, l’approfondimento culturale in generale, non solo le materie scolastiche.

I nerd pullulavano prevalentemente in aree quali l’ingegneria meccanica e quella elettronica/informatica, dove la percentuale femminile scendeva drasticamente all’1-5%. E girando dalle loro parti io non potevo che identificarmi con la povera Elle Woods del film, che agli occhi degli altri studenti doveva sembrare una bestia rarissima.

Avevo conosciuto un tizio di ingegneria elettronica che era arrivato ai primi posti già al test di ingresso (tra i primi su più di duemila iscritti) e stava facendo un carrierone. Lo incontrai alla fine di una sessione d’esame, era la prima sessione del secondo anno. Gli chiesi com’era andata. Avevamo tutti seguito 3 corsi nel primo semestre. Lui mi rispose:

-         Eh, male. Ho dato Analisi II e ho preso 30. Ho dato Elettrotecnica e ho preso 30. Poi ho fatto lo scritto di Fisica II e ho preso 30. E invece all’orale…

-         Ti hanno segato? –  domandai incredula.

-         No, mi sono ammalato.

-         E hai perso lo scritto?

-         No, il prof me lo tiene da parte. L’orale lo darò poi.

Il mio vaffanculo non si fece attendere.

Ma del resto cosa pretendere da uno che una sera mi offrì un passaggio, ma solo per portarmi fin dove abitava lui (poi avrei dovuto prendere un pullman)? Che galantuomo.

Altro aneddoto. Dipartimento di ingegneria elettronica. Passa una gran gnocca e uno dei due informatici (quello dei due che ha ancora un paio di ormoni attivi), fa un apprezzamento. L’altro lo secca prontamente:

-         Quella lì non sa programmare.

Potrei citare altri esempi, ma me li terrò per la prossima volta.
Quindi, cosa potevano pensare dei ragazzi del genere di una come me che, esattamente come Elle Woods, rigorosamente non usciva di casa senza ombretto e mascara sugli occhi e prendeva appunti su quaderni rosa che riponeva poi nello zaino altrettanto rosa? Era evidente che io non avessi le physique du role dell’ingegnere maschio medio, eppure, ma pensa un po’, mi sono laureata, e pure in tempi brevi.

La rivincita delle bionde ha un gran finale perché Elle Woods dimostra di poter diventare un grande avvocato non conformandosi alla massa, non rinnegando le sue peculiarità, ma proprio grazie a quelle: Elle vince una causa per merito delle sue approfondite conoscenze in campo cosmetico, che nessun altro aveva tra i suoi colleghi apparentemente più preparati e seri.

Quindi è un film contro gli stereotipi che rischiano di diventare limitanti, è un inno ad essere se stessi e a utilizzare i propri punti forti per poter diventare qualunque cosa si voglia.

Ed è così che la bionda Elle è diventata un avvocato, che la rossa Elena è diventata un ingegnere edile e chissà che un ingegnere edile, in futuro, non possa diventare anche una buona scrittrice.
Copyright Elena Genero Santoro Settembre 2014
 

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