lunedì 14 ottobre 2013

Furto di un sapone: l'ingordigia non ha un profumo preferito.


Nella toilette femminile del mio ufficio, la più frequentata del comprensorio, accade che ogni tanto qualche anima pia porti da casa e metta a disposizione un flacone di sapone per le mani per il mero gusto di rinfrescarsi con qualcosa di più gratificante e meno aggressivo del prodotto che l’azienda fornisce di default nell’erogatore a muro.

Accade così che qualche giorno fa, dopo aver per settimane usufruito a man bassa dei saponi altrui dalle fragranze più disparate abbia deciso anche io di dare il mio contributo di soap-sharing. Pertanto, lo scorso 10 ottobre, giovedì, me ne sono arrivata con un flacone da un litro e dal prezzo particolarmente conveniente che trovo in una catena di prodotti per l’igiene personale che sta vicino a casa mia. Premetto anche che avevo scelto quel sapone liquido perché molto delicato e veramente gradevole nonostante il prezzo contenuto  a cui viene venduto.

Dunque giovedì scorso il mio flacone di cui andavo tanto fiera troneggiava sul lavandino. Venerdì pure. Oggi, lunedì 14 ottobre 2013, era già sparito.

Dissolto, dileguato, RUBATO.

E dire che il mio detergente non era di marca, non era un pezzo di pregio, ma un umile flacone da discount.

 

Chi sarà il ladro o più probabilmente la ladra? Non sono una profiler, e la scelta nell’identikit è ampia e spazia dall’impiegata media alla dirigente, dall’operaia alla donna delle pulizie e passa anche per l’addetta alla mensa. Insomma, chiunque potrebbe essersi intascata il mio sapone, e io non ho il potere di accusare nessuno nello specifico, ma quando costui, o meglio, costei, ricapiterà da quelle parti troverà il mio cartello appeso vicino allo specchio:

“Giovedì 10 ottobre ho portato un sapone mani e viso al profumo di talco e iris che nelle mie intenzioni doveva essere a disposizione di tutti e che oggi, lunedì 14, è già sparito, probabilmente nelle tasche di uno solo (o una sola). Al ladro/a volevo dire che costava solo 2,35 euro, quindi il danno non è economico, però, cavoli, l’ingordigia è brutta, eh? Comunque complimenti, ci lamentiamo dei politici, ma poi noi, nel nostro piccolo…”

Cartello che è stato approvato e accolto con soddisfazione anche da quel paio di anime candide che come me si sono viste sottrarre, in precedenza, il sapone che avevano portato loro, e che non porteranno mai più. Ma questo l’ho scoperto solo dopo.

Perché, diciamolo, l’ingordigia non ha colore, non ha classe sociale, non ha uno status: è trasversale. Non ha neppure un profumo preferito: l’ultimo sapone indebitamente sottratto prima del mio odorava di pesca.

È inutile lamentarsi perché la casta ruba (e ruba tanto, perché può rubare tanto), se poi noi, alla prima occasione, non ci pensiamo un secondo ad allungare le mani e ad appropriarci di qualcosa che, anche se è a nostra disposizione, non è nostro.

Il dubbio orrendo che mi viene è che la nostra classe politica ci rappresenti molto meglio di quello che noi sosteniamo.

 

Un errore di gioventù

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Sono nata a Torino nel 1975 dove ancora risiedo e lavoro. Ho pubblicato qualche romanzo e ogni tanto condivido sul blog i miei pensieri.