martedì 1 maggio 2012

Primo Maggio Precario


Quest’anno, per festeggiare il primo maggio, avevo in mente di dedicare un pezzo alla deprimente situazione lavorativa in Italia, argomento  abusato, in verità, di questi tempi. Volevo puntare il dito contro la mentalità sempre più dilagante che il lavoro bisogna meritarselo e che pur di portare a casa due soldi si deve sottostare a qualunque tipo di sopruso lesivo della dignità umana. Ciò che trovo deprimente, anzi, davvero osceno, è che nonostante sia evidente (ai miei occhi, almeno) che le voragini nel bilancio create da mafia, spese della casta, spese militari e, soprattutto, dalla spirale posta in essere dall’implosione del mercato finanziario, non saranno mai sanabili raschiando il fondo del barile con tagli sulla sanità e sulle pensioni, la gente non si ribella. Ci siamo quasi convinti che siamo tenuti tutti a sacrificarci per la causa della crisi, ma non è così, e certi discorsi non mi piacciono. Io ho sempre pagato le tasse, e mantenuto uno stile di vita sobrio, per cui non mi sento in colpa se l’Italia va a pallini e non riesco ad autoflagellarmi allegramente pensando che sia giusto degradare la vita lavorativa (mia e di tutti gli altri), e accettare qualunque condizione perché è già grazie se ci fanno ancora lavorare. Ma come tutti cerco di stare a galla, per cui mi adeguo e osservo con sconforto e solidarietà tutti i commercianti che per santificare la festa del lavoro oggi tengono aperto.

Così, per festeggiare degnamente questo giorno, e qualcuno mi spiegherà che cosa c’è da festeggiare quest’anno, ho letto un libro appena uscito in libreria, dal titolo “Aria Precaria”, di Sara Root. Si tratta di un romanzo autobiografico che racconta le peripezie tragicomiche di una ragazza alla soglia dei trent’anni la quale zompa da uno stage all’altro, da un incarico deprimente a una proposta di lavoro indecente, in un’atmosfera che ha quasi del surreale e a tratti sembra persino incredibile.

L’autrice ha una lievità nel pennellare con poche parole semplici le situazioni complesse, riesce a dire tutto senza essere ridondante, e questa è sicuramente una dote.  Nonostante l’ironia con cui scrive, e che indubbiamente caratterizza il suo stile, però, il libro non fa sganasciare dal ridere, e non lo definirei “da ombrellone”.  È invece un fantastico libro di denuncia, nonostante le mentite spoglie di libro leggero. In certi passaggi, è persino angosciante, è ben più tragico che comico, per ciò che descrive, nonostante lo stile.

Certo il mondo in cui la protagonista si è imbattuta può avere del surreale, ma purtroppo si tratta della nuda realtà. Forse la differenza tra lei ed altre persone è che nel suo essere una ragazza “tutta d’un pezzo”, con dei principi e un’integrità, e soprattutto una dignità, ha mantenuto a lungo la capacità di scandalizzarsi per tutto ciò che le accadeva. Altre persone, al contrario, se la sarebbero fatta passare senza avere, come lei, l’abilità di leggere, nella stessa sequenza allucinata di eventi umilianti e deprimenti, un chiaro segnale di schizofrenia della società profondamente ingiusta e insensata in cui viviamo e che lei descrive molto bene.

Comunque, giudicando che la nostra società ha un rapporto deviato con l’idea del lavoro, non ho difficoltà a credere a tutto ciò che l’autrice ha scritto e ad augurare ad “Aria Precaria” di diventare un caso editoriale.

Leggetelo. Per festeggiare.

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