lunedì 23 aprile 2012

Retromarcia sui pannolini lavabili

Non pensavo che l'avrei mai detto, eppure i pannolini lavabili per bambini con me hanno chiuso. Mi ero lanciata in questa impresa convinta e motivata, per sfruttare appieno due poderosi vantaggi che questa soluzione garantisce:
1. Il costo: tolto l'investimento iniziale, non ci sarebbero state altre spese
2. La riduzione dei rifiuti: e diamo una mano anche all'ambiente.
Mi spiace per il mio portafogli e mi spiace pure per l'ambiente, ma con la pelle di mio figlio non ci gioco.
Premetto che la mia rinuncia non è dovuta al fatto che i pannolini lavabili sono effettivamente più impegnativi di quelli usa e getta: ficcarli in lavatrice al momento debito non mi è mai pesato. Per la causa avrei fatto questo ed altro.
La mia retromarcia nasce dal fatto che, sarà un caso, nei periodi in cui ho maggiormente utilizzato i lavabili, mio figlio si è preso prima un bel fungo sui genitali, poi, successivamente, un'infezione delle vie urinarie con tanto di sanguinamento (e giù di antibiotico). Ripeto, sarà un caso.
Però, pensandoci, forse non lo è.

Il produttore di quei pannolini raccomanda due cose:
1. Non lavare a più di 30 gradi, altrimenti l'imbottitura si rovina.
2. Eventualmente utilizzare il Napisan, ma anche no, perché tanto l'urina è sterile.
L'urina forse, le feci no di sicuro, e nonostante la visione bucolica che il produttore dà del suo pannolino (gli escrementi in teoria dovrebbero rimanere confinati al rivestimento di carta), l'imbottitura lavabile si imbratta eccome. E pure il guscio esterno, che deve essere trattato solo a mano. E mio figlio rimane, anche per ore, nell'umido sporco (e sottolineo umido, perché i cosiddetti sono per giunta poco traspiranti).
Dunque, e mi scuso per essere andata così nel dettaglio descrittivo, la mia conclusione è che i pannolini lavabili, allo stato delle cose, non sono igienici per nulla.
Essendomi attenuta alle indicazioni del produttore per il lavaggio, mio figlio ci ha rimesso in salute.
Quindi basta. Anche se ancora non avevo neppure ammortizzato l'investimento iniziale: ci siamo fermati a poco più che un terzo della spesa.

Conclusione? Viva i tedeschi. Loro producono pannolini biodegradabili al 70% a prezzi ridicoli. Per la prima figlia li ordinavo su internet a pacchi di 150 alla volta. Ora vado a rispolverare quel link...

2 commenti:

  1. potrebbe essere un tipo di pannolini che non si adatta alla pelle del tuo bambino (io ne ho usati di ben 4 marche e 3 tipi: AIO, pocket,AI2 come mi sembrano essere i tuoi), potresti essere stata sfortunata, potrebbe darsi che i lavabili è meglio lavarli tra i 40 e i 60°, come consigliato su vari siti.. poi riguardo l'ambiente, in Germania i pannolini per quanto biodegradabili vengono raccolti in modo differenziato, da noi la raccolta differenziata dei pannolini avviene in pochissimi comuni a livello sperimentale, non so dove tu abiti...

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  2. Può essere che tu abbia ragione, e che la marca di pannolini che ho acquistato io (un kit, da 10 imbottiture + 2 gusci) fosse particolarmente scadente. D'altronde c'è chi con i lavabili si trova benissimo... Non so. Tuttavia dubito che avrò voglia di investire altre centinaia di euro alla ricerca di un modello/marca che vada bene per la pelle esigente (ne sono consapevole) di mio figlio, quando con i Toujours della Lidl (senza ordinare fino in Germania) mi trovo benissimo a un costo contenuto. Altroconsumo quache mese fa ha pubblicato una ricerca proprio sui pannolini, decretando che la marca venduta dalla Lidl era la migliore per costi e prestazioni. Io ci ho provato e... ebbenesì, garantisco che Altroconsumo ha ragione! E non ha torto, secondo me, neppure quando ridimensiona la bontà dei lavabili, nello stesso articolo.
    Quanto alla raccolta differenziata, per fortuna abito nella zona più virtuosa d'Italia - così dicono - ma in effetti i pannolini biodegradabili non sarebbero correttamente trattati neppure qua e finiscono nell'indifferenziato. Però se sono biodegradabili è comunque meglio, credo...

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Un errore di gioventù

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