sabato 14 gennaio 2012

Coppie letterarie eccezionalmente ordinarie

Mi sono innamorata di Anne Holt. In senso letterario, intendo. Anzi, per essere precisi, mi sono innamorata della sua coppia di detective, Johanne Vik e Yngvar Stubø. No, non per il genere noir, per la trama poliziesca… Dell’intreccio con finale a sorpresa mi importa poco o nulla. Cioè, tutto carino, ma nulla di eccezionale. E comunque non sono una giallista-inside.
A me piace la storia d’amore tra i due protagonisti, così normale, così quotidiana. Nel mio rinnovato e recentemente riscoperto spirito romantico sono molto più propensa ad apprezzare le ordinarie tenerezze anziché le gesta epiche e spettacolari di eroi improbabili. Così ben vengano le ginocchia sfiorate dei due personaggi mentre esaminano dei documenti importanti, oppure la scena in cui, sempre loro due, discutono del profilo dell’assassino mentre lei gli taglia – troppo corti – i capelli. Un cult, secondo la sottoscritta. Forse perché “l’impresa eccezionale è essere normali”, come cantava qualcuno, tempo fa. Io apprezzo l’eccezionalità di riuscire a sopportarsi vicendevolmente per come si è.
Attualmente in Italia sono usciti i primi tre libri di Vik e Stubø. So per certo che ne esistono altri due, non ancora tradotti in italiano, e presumibilmente la vicenda evolverà ancora. Non ho idea di come l’autrice abbia intenzione di portarla avanti, ma sinceramente spero che i protagonisti non incappino nell’ennesimo divorzio, prima o poi. Giuro, non lo sopporterei. Spero con tutte le mie forze che Johanne e Yngvar rimangano l’emblema di un rapporto riuscito, e se non vivranno per sempre felici e contenti, per lo meno che siano insieme e, nonostante tutto, innamorati.

lunedì 9 gennaio 2012

Pubbliche Umiliazioni

L’altra sera mi sono trovata, un po’ volente, un po’ nolente, a guardare Italia’s got talent. Non lo farò mai più. È qualcosa di deprimente, anzi, no, di umiliante. Perché è sì vero che alcuni bei numeri sono, in effetti, particolari, fuori dal comune e interessanti, ma è altresì vero che la più parte di chi va a proporsi davanti al trio Scotti-De Filippi-Zerbi è per lo più un poveretto senza il senso della misura e senza la percezione di se stesso. Ma veramente per un momento di gloria, o meglio, di visibilità, si è così disposti a sacrificare la propria dignità? Non sto dicendo che nella vita non si debba osare, anzi, per la sottoscritta vale esattamente il contrario, ma prima di esporsi di fronte ad un “grande pubblico”, non sarebbe il caso di valutare se un “piccolo pubblico”, composto da una ristretta cerchia di pochi ma competenti amici e conoscenti certificati non ruffiani abbia gradito la nostra performance? Lo so, lo so, i miei ragionamenti sono troppo sofistici, e infatti la tv è ben lieta di mostrare certi casi umani talmente ridicoli da rasentare il grottesco, anzi, diciamolo, è sulla pelle di quei poveri diavoli che tenta assolutamente di fare audience. Altrimenti, ad un garbato Gerry Scotti e ad una neutra Maria De Filippi non affiancherebbe il graffiante Zerbi, concepito e programmato per vestire i panni del cattivo strafottente (panni in cui si trova visibilmente a suo agio, comunque). Perché a prescindere da tutto, se io avessi il sentore di avere un talento fuori dal comune, potrei pure accettare di espormi al pubblico ludibrio in cambio di un cortese “No, grazie, non sei quello che cerchiamo, la tua esibizione non è di nostro gradimento, il tuo talento potrebbe essere meglio apprezzato da un altro tipo di spettatori”, ma all’idea che uno Zerbi percepisca un lauto stipendio per prendermi in giro quando io, grottesca o no, mi sono impegnata al massimo nella mia impresa… beh, no grazie. Forse ai fini dell’audience una mera critica costruttiva risulta troppo noiosa e pedante. Ci vuole per forza uno Zerbi o un suo clone (e perché non la Maionchi?) che passi pesantemente sopra l’autostima del concorrente per tirare su gli ascolti. E questo non accade solo in trasmissioni come Italia’s got talent dove in effetti la bravura di chi si espone è talvolta opinabile, ma anche in programmi come “Amici” dove, a parte tutto, una certa preparazione di base ce l’hanno tutti i partecipanti. Uno potrà non essere “eccelso”, ma neppure così terribile. Nescio, ma di una cosa sono sicura: fintanto che in giro ci saranno giurie così politicamente scorrette, io me ne starò rintanata in casa, quale che sia il mio talento. E con il televisore spento.

BUON ANNO!

Ora che è ufficialmente finito da un pezzo e a tutte le longitudini posso dirlo: il 2011 è stato l’anno più bello della mia vita.
Non pensavo, già solo per il fatto che con il numero 11 e con i suoi multipli ho sempre avuto un rapporto controverso. Invece è trascorso bene e terminato in gloria. Ho partorito un figlio sano e tante idee creative che non immaginavo neppure di avere.
Quando è iniziato sapevo di essere incinta da poche ore e mi sono sentita subito male. Così sono stata costretta a fermarmi e a iniziare un percorso di riflessione personale che ha dato dei frutti meravigliosi.
Il 2011 ha segnato una svolta anche perché, tra una meditazione e un’altra, è iniziato in me un processo di smantellamento del sommo muro di cinismo che mi si era cementato e consolidato dentro da dieci anni a questa parte. Non avrei mai pensato che fosse ancora possibile per me vedere il mondo tinto di rosa, eppure è successo. Mi auguro soltanto che questa mia evoluzione verso l’ammorbidimento non sia facilmente reversibile.
Insomma, il 2011 per me è stato un anno di grandi regali che la Vita mi ha concesso, e per questo ringrazio tutti i giorni.
Il 2012 si prospetta già meno roseo, non fosse altro perché si è annunciato con un bel casino familiare e proseguirà con il mio inevitabile rientro al lavoro, che non è bello.
But nevermind, durerà poco: a dicembre non finisce tutto??

Un errore di gioventù

Un errore di gioventù
Futura è incinta per la seconda volta e a Patrick sembra che il loro mondo sia perfetto, ma una notizia dal passato potrebbe scombinare tutto. Patrick infatti viene contattato da una sua ex, Arlene, che gli confessa di avere una figlia quasi adolescente, che potrebbe essere sua. Lui però non ha il coraggio di rivelarlo alla moglie.

L'occasione di una vita

L'occasione di una vita
Tre donne, tre occasioni per cambiare la propria vita. A Londra Futura rimane inaspettatamente incinta, ma Patrick inizialmente non è disposto ad accettare l'idea di diventare padre. Tra i due conviventi scende a lungo il gelo, finché il ragazzo, intenerito dall'ecografia del piccolo, decide di rivedere le proprie posizioni. Non fa in tempo però a manifestare le sue intenzioni che Futura perde il bambino e in conseguenza di ciò decide di allontanarsi, non essendosi sentita sufficientemente amata e capita durante la pur breve gestazione. A Torino Massimo e Ljuda, sposati e con due bambini, si dividono tra lavori part-time e la gestione della Casa di Accoglienza, struttura che si occupa di ospitare donne vittime di violenza che tentano di rimettere insiemi i cocci della loro vita. Ljuda però non è felice, le pesa la perenne carenza di soldi e decide, senza il benestare del marito, di partecipare al Reality più famoso d'Italia, dove è stata scritturata come concorrente, per dare una svolta alla sua esistenza.

Perché ne sono innamorata

Perché ne sono innamorata
Quanti modi ci sono per innamorarsi? E quanti per esprimere l’amore? Come inizia una storia duratura? La sognatrice Manuela, l’introversa e concreta Futura, la tenace Ljuda e la rassegnata Martina sono alle prese, rispettivamente, ma non sempre biunivocamente, con un promesso sposo altrui e inaffidabile, un ragazzo affascinante ma affetto da una patologia genetica, un seminarista e un fidanzato arrogante e violento. Impareranno, a loro spese, a discernere le relazioni sane da quelle malate.

Lettori fissi

Informazioni personali

La mia foto
Sono nata a Torino nel 1975 dove ancora risiedo e lavoro. Ho pubblicato qualche romanzo e ogni tanto condivido sul blog i miei pensieri.